quinta-feira, 11 de outubro de 2012

Fabbrica Europa 2012


FABBRICA EUROPA 2012
Festival internazionale della scena contemporânea Firenze, 3 > 13 maggio. 
Stazione Leopolda e altri spazi.



INTRODUZIONE AL FESTIVAL

Art mobility Fabbrica Europa 2012 ha presentato quest'anno un programma vario e articolato, ricchissimo di prime nazionali e creazioni originali - tra cui lo spettacolo di apertura OEDIPUS / BÊT NOIR di Wim Vandekeybus (Teatro della Pergola) - che dal suo centro catalizzatore storico, la Stazione Leopolda, si dirama nella città di Firenze con eventi in altri spazi e con azioni performative che interesseranno piazze, strade, scorci rinascimentali e snodi urbani. L'obiettivo era quello di dar vita a una vera e propria mappa del contemporaneo tesa ad allargare l'azione culturale e a coinvolgere oltre al già numeroso pubblico del festival anche i cittadini solitamente distanti dai linguaggi artistici.
Alla Stazione Leopolda
Insieme a eventi di danza e musica nazionali e internazionali - trova spazio, per tutta la durata del festival, POST ELETTRONICA, un progetto speciale curato da Valentina Gensini e Letizia Renzini che indaga i territori indefiniti ma sempre più floridi della sperimentazione “post-elettronica”, in un tributo a John Cage che intende rilevarne l'eredità contemporanea: artisti che provengono da diverse parti del mondo e che hanno in comune un uso drammaturgico e gestuale delle nuove tecnologie.
I percorsi paralleli declinano eventi e performance, di artisti riconosciuti o emergenti, segnando le coordinate di una geografia creativa della città. È il concetto di mobilità dell'arte, intesa come movimento, transito, viaggio, tanto transnazionale (tra paesi europei, ma non solo) che interculturale (con incontri e scambi tra identità diverse), ma anche temporale e intergenerazionale (con particolare attenzione al rapporto Maestri e giovani).

POST ELETTRONICA
ideazione: Letizia Renzini
progettazione e cura: Valentina Gensini e Letizia Renzini
Il progetto indaga i territori indefiniti ma sempre più floridi della sperimentazione “post-elettronica”, in un tributo a John Cage che intende rilevarne l'eredità contemporanea: artisti che provengono da diverse parti del mondo e che hanno in comune un uso drammaturgico e gestuale delle nuove tecnologie. Opere ibride che uniscono musica, video, performance, scultura, suono, rumore, vocaboli di un linguaggio composito dove la gestione di software avanzati si combina al manufatto, corpo e sintesi digitale si mescolano e si sovrappongono; la tecnologia si espone nella sua evidenza meccanica, fisica, funzionale.
Il lavoro degli artisti proposti affonda le radici tanto negli avamposti della tecnologia globale quanto nella storia delle avanguardie artistiche, sia storiche sia più recenti, nel comune tentativo di scioglimento dell’approccio concettuale in direzione del coinvolgimento dello spettatore.
Gli incroci tra arti visive e musica, tra movimento e suono (sound art come pensiero del suono nello spazio) diventano il soggetto di un’indagine inedita, volta a presentare un panorama di esperienze contemporanee all'insegna di nuove forme di sperimentazione.

Lavoro come aiutante nel montaggio, allestimento e monitoraggio

1. Montaggio, allestimento e monitoraggio del lavoro del' artista svizzero Zimoun
Zimon, nato in Svizzera nel 1977, è un artista autodidatta con sede a Berna. Il suo lavoro è stato presentato in mostre personali e collettive in Europa, Noerd America, Asia, Africa e Sud America.
Site del' artista: http://www.zimoun.ch/

80 PREPARED DC-MOTORS, COTTON BALLS, CARDBOARD BOXES

Il lavoro era composto da diverse scatole di cartone. In ogni scatola c'era una piccola palina che era collegata ad un piccolo motore che li manteneva in movimento. Ogni pallina aveva un ritmo e tutte le palline insieme erano collegate a un motore più grande, dove se controllava la velocità del movimento.

"Gli fanno eco i fruscii meccanici dell’installazione dello svizzero Zimoun con i suoi muri animati. Centinaia di bacchette, collegate ciascuna a un motorino che imprime loro un moto oscillatorio, ci invitano a esperire la dimensione fisica e vibratile del suono".
1.1 Montaggio ed allestimento
Siamo stati una mattina e un pomeriggio a montare le scatole. Il lavoro era monto preciso, perché ogni palina doveva essere nel posto giusto che l'artista aveva indicato, tramite una mappa, perché lui non era presente nel festival.





 Spazio ad essere allestita l’opera

Per quanto riguarda l'allestimento abbiamo messo le scatole in un angolo della stanza, visto che le loro insieme formavano una grande parete e che era brutto da vedere questa composizione parallela alla parete del posto. Dopo di aver messo le scatole apposta, la curatrice Valentina Gensini ha detto che non era contenta che si vedeva un spazio tropo grande tra la parete e le scatole e che questo potrebbe diventare un problema, perché invitava alle persone di andare dietro le scatole a vedere che cosa c'era e questo l'artista non voleva.
Perciò abbiamo spostato le scatole, di forma che chi arrivasse non vedeva il buco (che doveva esistere per ascendere e spegnere il motore che si localizzava dietro delle scatole) tra parete ed il lavoro.




1.2 Lavoro di monitoraggio

Lavorando nel monitoraggio di questa opera, ho trovato trovato alcune punte sbagliate nel allestimento. Questi sono saltati fuori solfando quando i visitatori hanno fatto delle domande sul percorso della mostra, perché se sentivano persi. Come questo lavoro se trovava vicino al' ingresso le persone mi domandavano di continuo se la mostra era soltanto lo spazio in questione, perché non visualizzavano lo spazio Alcatraz, che era del'altra parte della mostra. Per soluzionare il problema, nel secondo giorno di festival, sono state messi delle mappe con indicazione dove la persona se trovava e tutto quello che c'era da vedere nei altri spazi, con indicazione precise di come arrivare.

Quanto all'allestimento del lavoro, veramente il piccolo buco che dava acceso al motore, anche se nascosto, invitava la gente a entrate. Nel primo giorno, stanca di chiamare l'attenzione di tutti che provavano ad entrare dietro dell'opera mi sono messa davanti a questo piccolo ingresso. Nel secondo giorno è stato messo per terra una cartella che diceva: acceso vietato, però questo mi sembra che faceva incuriosire di più le persone, che hanno provato fino al ultimo giorno ad accendere nel "posto proibito". Comunque montare, allestire e fare il lavoro di monitoraggio di questa opera è stato abbastanza bello perché mi ha fatto imparare che quello che sembra logico, come non provare a staccare un pezzo del opera, oppure sedersi sopra o entrare dove c'è scritto che è vietato l'ingresso, per tante persone non lo è. Quindi quelle che allestisse il lavoro deve pensare a tutte le possibile attitudine del visitatore, anche se sembrano surreale.
 

2. Montaggio ed allestimento del lavoro del' artista olandese Ronald Van Der Meijs
L'artista: Ronald van der Meijs è nato nel 1966 a Tiburg, vive e lavora ad Amsterdam. Ha studiato Progettazione Architettonica. La sua opera é un dialogo costante tra natura e tecnologia, con un trattamento metaforico e concettuale del suono, sia spaziale che materiale.
Site: http://ronaldvandermeijs.blogspot.it/
PARTHENOCARP

Ronald Van Der Meijis; Tara Haghighi; Ramile Leandro - Montaggio
Con Parthenocarp l’artista olandese Ronald van der Meijs sperimenta il suono organico della crescita di un cetriolo in una composizione per tre quadri sonori. Le partiture, segnate dal ritmo della crescita biologica delle piante, marcano la dimensione spazio-temporale, intrecciando armonia e disarmonia tramite tre grandi strumenti in legno, che traducono in vibrazione sonora il “rumore” della crescita del frutto. L'opera è una grande installazione artistica musicale il cui suono è influenzato dalla crescita delle piante di cetriolo. L'opera si compone di tre quadri sonori, ognuno con la sua corda di acciaio sospesa. Questi cavi sono collegati a una gabbia in metallo che alloggia un frutto cetriolo; un filo meccanico di teflon cambia a seconda della lunghezza delle verdure e delle modalità di crescita. Così il suono muta nel corso della mostra, rispetto alle variazioni di crescita dei cetrioli.



2.1. Montaggio ed allestimento

Per aiutare nel montaggio l'artista ha chiesto appena due persone. In ragione della lingua parlata siamo state selezionate io ed un'altra studentessa, che abbiamo una base del'inglese. Nella mattina Ronald ci ha spigato come funzionava il suo lavoro - come montare e smontare. Puoi abbiamo visto insieme il posto che gli avevano dato per il montaggio del lavoro. Come la struttura era composta da tre grande istruenti in legno, abbino deciso di mettere in mezzo alla stanza, lasciando spazio per le persone girare a torno l'opera.

Come già sapevano la posizione da mettere gli strumenti musicale, abbiamo aperto le scatole dove questi sono stati trasportati da Amsterdam fino a Firenze e li abbiamo trovato il primo problema: uno dei strumenti è stato danneggiato. Per soluzione siamo andate a cercare materiale adatte e persone che sapevano costruire con pezzi di legno, le parte rotti dello strumento. Con aiuto della meravigliosa equipe di produzione, i pezzi rotti sono state rifate e noi abbiamo cominciato a montare. Ronand, nel montaggio ha chiesto poco aiuto, tanto perché c'era da fare delle cose tecniche che sapeva solo lui come fare, però ci spiegava tutto e chiedeva la nostra opinione su la disposizione delle elementi in mostra: le piante, la luce, l'istruenti, i motori…

Abbiamo montato tutto in due giorni. L'artista non era del tutto contento perché i cetrioli e le piante italiane non erano grande come quelle olandese. Qui si verifica un piccolo errore di organizzazione, quello di pensare ai materiale che troverai quando andrai a fare una mostra in un'altro paese. Anche per allestire è importante pensare in possibile e semplice cambiamenti di materiale dal un paese albatro.

Durante il festival tutto è andato bene con il lavoro di Ronald. Le persone guardavano spaventate i cetrioli e il suono che producevano. Alcune hanno provato a prendere i cetrioli in mano, ma per fortuna nessuno ha provato a mangiargli! Il lavoro di Ronald mi ha affascinato, dopo di questo ho cercato altri lavori suoi e mi mantengo in contato con l'artista tramite e-mail, per cambiare idee e informazione sul'arte contemporanea.



 

3. Allestimento e partecipazione come performer nella performance dell'artista Nicolas Collins
Nicholas Collins ha studiato composizione con Alvin Lucier alla Wesleyan University. Ha lavorato per molti anni con David Tudor e collaborato con Downtown Ensemble, Shelley Hirsch, Impossible Music, Guy Klucevsek, Ron Kuivila, Christian Marclay, David Moss, Ben Neill, Jim O'Rourke, Robert Poss, Relache, Elliott Sharp, the Soldier String Quartet, John Zorn, Jonathan Impett e Peter Cusack.

Negli anni '90 è stato direttore artistico allo STEIM [Center for research & development of instruments & tools for performers in the electronic performance arts] di Amsterdam e compositore in residenza a Berlino [DAAD]; dal 1999 è Professore e oggi dirige il Sound Departement dell'Art Institute di Chicago. Nel 2009 la Routledge ha pubblicato la seconda edizione del suo libro Handmade Electronic Music – The Art of Hardware Hacking.


        Site: http://www.nicolascollins.com/


3.1 Allestimento e partecipazione come performer
Come avevo già lavorato come performer mi sono messa a disposizione per essere una delle partecipante dalla performance sull'affascinante mondo del riciclaggio musicale dei circuiti stampati di Collins. Nel primo incontro l'artista ha spiegato il suo lavoro, come sarebbe la performance e che cosa ogni uno doveva fare.


Ramile Leandro - performer
Per quello che riguarda l'allestimento, Collins voleva mettere un tavolo per il suo pc e gli strumenti musicale, davanti un grande schermo che riproduceva la performance in tempo reale. Abbiamo messo il tavolo di modo che lui potesse comandare la performance stando di lato oppure di fronte al pubblico, con il tavolo in circuito aperto, nel quale io e l'atri 4 performer suonavamo. La distribuzione degli elementi hanno funzionato monto bene ed è stato una grande esperienza lavorare con Collins. Lui, più che spiegare il suo lavoro ha parlato monto di sound-art, di improvvisazione tanto nel campo dell'allestimento come nel lavoro dell'artista performatico.

In più, lo statunitense ha presentato l'installazione Tall Poppies, divertissement minimale installato in tre schermi che rivelavano le piccole meraviglie del suono concreto. Vero e proprio post made della sound art, Tall Poppies è un'installazione audio video a tre canali, un loop di meno di tre minuti dove tre lunghe girandole a stelo bruciano insieme contemporaneamente, in tre diversi monitor collocati ai tre lati della stanza.



4. Montaggio ed allestimento del lavoro del' artista francese Arno Fabre
Arno Fabre è un artista che si definisce "meticoloso e persino maniacale, perseverante e testardo". La sua curiosità lo spinge a indagare le connessioni tra trattori, rubinetti, suoni, parole, macchine, danza contemporanea, scultura su pietra, fotografia e musica contemporanea.

LES SOULIERS

Con Les Souliers del francese Arno Fabre il foyer della Leopolda diventa una piazza/teatro che ospita un “concerto” di automi a ciclo continuo. Gusto rétro e tecnologia convivono in questo evocativo “balletto meccanico” straniante e ironico
Un ensemble di trenta paia di scarpe risuonano, scandendo i battiti delle suole, ritmati da torsioni  di caviglie meccaniche.Fabre mette in scena un’installazione, che si delinea come un vero e proprio “ballet mecanique”, riuscendo a coniugare perfettamente atmosfere retrò e tecnologia.


Arno Fabre
Il risultato è un concerto straniante ed ironico di automi a ciclo continuo, in cui la matericità delle scarpe è resa dal movimento imperfetto, perché non fluido, ma perfettamente sincronizzato dei bracci meccanici comandati da un pc remoto.
Arno Fabre sottolinea come “I passi invadono la nostra vita e nessuno ci fa mai attenzione. Ma ogni camminata e ogni tipo di scarpa determinano una personalità”.

Esistono, così, soltanto i suoni resi dal marciare o dallo strisciare delle scarpe. La partitura è scritta nella scheda del computer, con un dispositivo/interfaccia MIDI gestito dal software max/msp.

Fabre spiega: “Ad ogni nota musicale ho associato un motore. La durata e l’altezza di ogni singola nota implicano velocità e forza di movimento, rotazione, sospensione. Calcolando che le scarpe sono 60 e che ognuna ha due motori, siamo nell’ordine di 120 diverse possibilità di movimento e quindi di risultato sonoro”.

Il camminare è un linguaggio complesso e difficile da riprodurre.

4.1 Montaggio e monitoraggio del lavoro

Gli scarpe e tutto il montaggio tecnico sono state realizzate dell'artista che ha chiesto il nostro aiuto soltanto per organizzare le panche dove la gente  poteva mettersi a sedere per vedere lo spettacolo. Per quanto riguarda l'allestimento è stato bello aiutare a sistemare il posto dove mettere l'opera e partecipare della discussione su dove dovevano stare le panche per che lo spettatore potesse vedere meglio il lavoro.

Nel monitoraggio la difficoltà è stata simile a quella che ho trovato quando sono stata a guardare il lavoro di Zimoun, con le persone che non rispettavano i limiti stabilite per l'organizzazione e volevano toccare e passare in mezzo a gli scarpe.


5. Progettazione, compra dei materiale, montaggio ed allestimento della biglietteria

Due giorni prima dell'inaugurazione abbiamo dovuto avere una idea semplice di biglietteria, disegnala, pensare nei colore da mettere e nel posto dove metterla. Il progetto era di una grande "scatola" rettangolare, con due finestre.
Come colore abbiamo scelto il blu e delle righe in verde, d'accordo con il designer proposto dal festival. Il posto scelto era ovviamente all'ingresso, a destra di chi arrivava, così che potesse guardare la biglietteria in un blu che stonava completamente dell'architettura locale. Nel secondo giorno siamo andati a prendere le vernici (tutti Vernici ignifughe) e abbiamo fatto la decorazione, finalizzando in due giorni i lavori della biglietteria.    
 


 
    La nostra biglietteria!


Gli spettacoli che ho visto nel festival

Le artiste americane Kirsten Stromberg e Regan Wheat hanno raccolto il testimone di Cage in opere sul silenzio, capaci di una sintesi sottrattiva e coraggiosa.
Il francese Til Berg, infine, ha traduto l’evidenza del fenomeno acustico nello spazio attraverso l’essenziale immagine elettronica della sua installazione audio-video.
Con una coreografia meccanica e sonora costituita da ricevitori radio montati su un’asta rotante e da trasmettitori disposti ai 4 angoli dello spazio, Carrier, l’installazione del sound e media artist Jeroen Uyttendaele, esplora le proprietà delle tecnologie interattive con uno strumento musicale e spaziale.
Performance
La giovane violoncellista Theresa Wong, formatasi negli Stati Uniti, propone O Horizon, performance d'improvvisazione in solo (violoncello, voce, oggetti) con materiale tratto dal recente disco Unlearning (Tzadik 2011) e con oggetti proposti dalla stessa audience.
Nella performance Echò Moiré, un’opera-balletto dell’italiano Matteo Marangoni, i protagonisti sono una coppia di altoparlanti mobili robotici che suonano la stanza in una drammatizzazione scenica della pratica compositiva acusmatica.
Da Berlino, il duo italo-austriaco Mat Pogo (voce, cdj) e Ignaz Schick (giradischi, motori, oggetti) arriva in Alcatraz con un live set radicale di ispirazione free jazz, tra improvvisazione, noise e live poetry.
Letizia Renzini sarà Master of Ceremony della sua Conferenza Muta, cinema per le orecchie di ascoltatori bendati; una composizione istantanea creata secondo le logiche del dj set.
La Chambre des Machines dei canadesi Nicolas Bernier e Martin Messier propone un concerto per macchine musicali autocostruite e testimonia nuovi percorsi attorno alla dicotomia cageana suono/rumore, coniugando beat digitale e sostenibilità, gesto e composizione.
Lo spagnolo Pablo Palacio propone la suite per suoni e luci Facing The Blank Page, che sfrutta i processi aleatori costruendo con il software Supercollider una sorta di ecosistema meccanico, dove forme di mutua interdipendenza tra suono e luce regalano allo spettatore un’intensa esperienza immersiva.

Fotografie di alcune spettacoli

    Hauschka in Anteprima italiana.

   
    Virpi Pahkinen – bellissimo solo – Preghiera.


     L’Yeuse/ Erika Zueneli – danza contemporane sulla dialettica del conflitto.

segunda-feira, 25 de junho de 2012


Riassunto dell'idea di performance:
Tra i vari abitanti di San Salvi con cui ho conversato, un indignato mi ha colpito molto. La loro indignazione riguardava le persone che vanno a  fare dei lavori di ricerca a San Salvi ma che alla fine non fanno niente per cambiare i problemi esistenti. Appena raccolgo informazione per sè, usufruiscono di quello che trovano - l'abbandono ed i loro problemi - e poi se ne vanno.
Non volendo fare lo stesso, ho pensato di mettere in scena elementi che non fanno parte del loro ambiente:  portare qualcosa di mio, dalla mia realtà, senza cercare informazione sulla loro vita, invertendo così il gioco.  
Quindi mi metto in gioco, come oggetto ad essere osservato e non come una ricercatrice che cerca di capire "i pazzi".  La pazza ad essere osservata sono io e loro sono i ricercatori. 
Faccio questo lavorando con i giardini abbandonati, perché così mi metto in un posto aperto, dove si avvicina chi vuole. Anche perché sono pieni di piccoli segni lasciati da chi abita intorno e da persone che passano, come me. 

Dettagli del video:

  • Oggetto scelto: Giocare con la contraddizione trovata - la placca di "divieto caccia", sopra il barbecue pieno di foglie;


  • Azione: fare per terra, accanto il barbecue, un buco con piccoli rami prese nel posto. Mettere fuoco ed intorno mettere la carne - il tipico churrasco alla brasiliana (FOTO);


  • I segni: il fuoco, la carne messe in uno spiedo, sono accanto il barbecue e non dentro, sono isolati tra loro ma allo stesso tempo hanno una relazione.  Così l'intervento non cambia quello che c'è già, ma lascia dei segni ugualmente - segni per terra (piedi per terra - coscienza della realtà);   


Insomma, vengo, intervengo, ci lavoro e lascio anch'io le mie tracce. Porto a loro qualcosa di mio, ma non invito nessuno a partecipare. Chi vuole sarà benvenuto. Sarò lì per essere osservata dagli occhi loro e dalla videocamera. L'oggetto strano sono io e le mie radici, non loro.

quinta-feira, 14 de junho de 2012

San Salvi

I video  I e II fanno parte di studi sul luogo - complesso di San Salvi (antico manicomio di Firenze) - per l'elaborazione di un lavoro di performance/ installazione. La ricerca alla base punta a cercare alcune situazione paradossali su quello che è San Salvi oggi e le tracce lasciate dalle realtà che sosteneva, proponendo delle domande implicite a chi guarda.  





Dentro del palazzo che ospita alcune persone con disturbi mentale




Lavori degli abitante   







Fuori - alcune giardini di San Salvi  


















Manicomio di San Salvi

Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin - nel 1968 documenteranno in un agghiacciante reportage fotografico la situazione di San Salvi, 'immagini dure di donne e uomini prigionieri, incarcerati, legati, puniti, umiliati, ridotti a sofferenza e bisogno'. All’epoca della sua fondazione - siamo nel settembre del 1890 - Firenze contava circa 170 mila abitanti. Se ne dedurrebbe che c’era un matto ogni 40 fiorentini.

Fotografie - Mostra: Morrire di Classe - 1968.









terça-feira, 10 de abril de 2012

racconti di mais con burro...


RACCONTI DI MAIS CON BURRO 
  
  contos de milho com manteiga (pt)

  mais burro - più imbecille 
(IT) - (PT)


 30 Km/h



queria eu a tua sombra 


ordine nel mare #1



ordine nel mare #2

 senza titulo #3.894 - cercasi un senso



per ogni velocità un delirio

Per ogni velocità un delirio



1. In psichiatria, il termine delirio indica una varietà di stati mentali confusionali in cui l'attenzione, la percezione e la cognizione del soggetto appaiono significativamente compromesse. 


2. In fisica, la velocità è definita come la derivata della posizione nel tempo, ovvero il tasso di cambiamento dello spazio in funzione del tempo.


quindi.............


sábado, 7 de abril de 2012



IN QUESTO BREVE VIAGGIO IL CONTROLLO STA NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA....

Nel 2009, arrivano in Italia, affascinata dall'imagine di opere d'arte stampate dietro i biglietti dell'autobus, ho cominciato a collezionarli. Nel 2010 la raccolta ha raggiunto un grande numero di biglietti differenti proveniente da diversi paesi, da diversi viaggi. In questi biglietti vedevo pezzi di memoria di tutto quello che stavo scoprendo... 
"Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti (…) ciò che vede viene recepito come uno specchio in negativo sulla cui superficie il viaggiatore “riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà” (Le città invisibile, Italo Calvino).
In questo contesto, i biglietti facevano parte di momenti nei quali ho scoperto nuovi sapore, compreso ciò che non mi apparteneva e conosciuto caratteristiche di culture diverse. 

In questo lavoro metto a fuoco tutto ciò che non è presente, che fa parte di un insieme, di piccoli registri che nella mancanza di un "completamento regolare" - sia del' immagine o della memoria - che aprono spazi alla immaginazione. Come un puzzle dove mancano alcune tessere che ci impongono di creare con l'immaginazione il disegno rappresentato.


Le parti del corpo - che rappresentano l'identità del viaggiatore - vengono presentate appositamente tagliate  e con una gamma forte di luce bianca. La luce, impedisce allo spectatore di assorbire l'immagine reale. Ogni viaggiatore che passa davanti al lavoro ha l'opportunità di creare la sua idea di percorso, di collegare le linee e di formulare le proprie informazione.
     Foto 1 - in light-box

  
                                                                                                                                                   I BIGLIETTI...




Foto 2 - light-box                                                         Disegno su carta    

 "livre para imaginar"